Ricevo e giro dalla newsletter di "Il Fatto Alimentare"
Pubblicità e bugie: un binomio davvero irresistibile. Le censure diminuiscono ma le bugie aumentano e sono fuori controllo
Cominciamo la rassegna con il gruppetto dei "pentiti eccellenti", composto da aziende come Ferrero, Barilla e Coca Cola che, dopo essere state oggetto di lettere e censure da parte dei vari organi di controllo, hanno promesso di non raccontare più storie ambigue e ingannevoli.
Ferrero è stata bacchettata per lo spot di Tata Lucia che non sarà più presentata come un’esperta di educazione familiare e, alla luce del nuovo ruolo, non consiglia più di fare colazione con Nutella tutti i giorni, ma solo saltuariamente .
Barilla non potrà più mandare in onda lo spot dei Flauti dove la bambina dice al suo amichetto che preferisce questa merendina “perché è sana”.
Coca Cola è stata colta in fallo perché in uno spot dove recita il cuoco Simone Rugiati, invita a la famiglia riunita a tavola a pasteggiare bevendo la famosa bibita zuccherata. La multinazionale delle bollicine ha promesso che non lo farà più, ma in realtà lo spot tv viene proposto regolarmente sul sito web.
Altre censure eccellenti riguardano la pubblicità dell'acqua minerale Sant'Anna Fonti di Vinadio che, secondo la pubblicità, utilizzerebbe bottiglie di plastica ecologica in grado di risparmiare petrolio e di ridurre le emissioni di anidride carbonica. In realtà, secondo l'Antitrust, su 600 milioni di bottiglie vendute nel 2010 solo lo 0,2% è stato imbottigliato con il nuovo materiale.
Vogliamo parlare anche di Kilokal Armonia? Il nuovissimo integratore dalle proprietà dimagranti e miracolose è proposto dalla società PoolPharma, che in passato ha collezionato almeno quattro censure per messaggi simili a quello attuale. Purtroppo la tracotanza dei pubblicitari non conosce limiti e i messaggi indecenti e ingannevoli, frutto di attente strategie di marketing, sono all’ordine del giorno e continueranno, a dispetto delle norme europee e italiane. Perché stupirsi? Sono davvero poche le possibilità di essere intercettati e diventare oggetto di provvedimenti e sanzioni, peraltro irrisorie.
In Inghilterra l'Asa (Advertising Standards Authority) pubblica ogni settimana 30-40 sentenze e pareri su messaggi pubblicitari ritenuti ingannevoli o scorretti. In Italia ci vogliono sei mesi per raggiungere un numero equivalente di sentenze e di pareri. Per il settore alimentare la situazione è ancora più critica perché le sentenze e le decisioni sono una decina l’anno.
Roberto La Pira