sabato 29 dicembre 2012

Pubblicità ingannevoli


Ricevo e giro dalla newsletter di "Il Fatto Alimentare"

Pubblicità e bugie: un binomio davvero irresistibile. Le censure diminuiscono ma le bugie aumentano e sono fuori controllo

Il bilancio annuale delle pubblicità di prodotti alimentari scorrette e ingannevoli è decisamente negativo e non ci sono segnali che lasciano intravedere inversioni di rotta. Anche nel 2013 decine di aziende  presenteranno spot e messaggi per raccontare storie inverosimili e palesi bugie, sicure di concludere tranquillamente l'intera campagna senza incontrare ostacoli.

Cominciamo la rassegna con il gruppetto dei "pentiti eccellenti", composto da aziende come Ferrero, Barilla e Coca Cola che, dopo essere state oggetto di lettere e censure da parte dei vari organi di controllo, hanno promesso di non raccontare più storie ambigue e ingannevoli.

Ferrero è stata bacchettata per lo spot di Tata Lucia che non sarà più presentata come un’esperta di educazione familiare e, alla luce del nuovo ruolo,  non consiglia più di fare colazione con Nutella tutti i giorni, ma solo saltuariamente .
Barilla non potrà più mandare in onda lo spot dei Flauti dove la bambina dice al suo amichetto che preferisce questa merendina “perché è sana”.
Coca Cola è stata colta in fallo perché in uno spot dove recita il cuoco Simone Rugiati, invita a la famiglia riunita a tavola a pasteggiare bevendo la famosa bibita zuccherata. La multinazionale delle bollicine ha promesso che non lo farà più, ma in realtà lo spot tv viene proposto regolarmente sul sito web. 
Altre censure eccellenti riguardano la pubblicità dell'acqua minerale Sant'Anna Fonti di Vinadio che, secondo la pubblicità, utilizzerebbe bottiglie di plastica ecologica in grado di risparmiare petrolio e di ridurre le emissioni di anidride carbonica. In realtà, secondo l'Antitrust, su 600 milioni di bottiglie vendute nel 2010 solo lo 0,2% è stato imbottigliato con il nuovo materiale.

Questi casi rappresentano solo la punta dell'iceberg. Ci sono messaggi pubblicati sui siti internet  o a tutta pagina sui quotidiani non sfiorati dai provvedimenti, come quello in cui Gianluca Mech dove propone la sua Dieta Tisanoreica, lasciando intendere che i prodotti con questo marchio siano adatti a tutta la famiglia, compresi i bambini. C’è un integratore a base di resveratrolo che continua a farsi pubblicità sui giornali, nonostante il mondo scientifico abbia dimostrato l’inefficacia del principio attivo.  
Vogliamo parlare anche di Kilokal Armonia? Il nuovissimo integratore dalle proprietà dimagranti e miracolose è proposto dalla società PoolPharma, che in passato ha collezionato almeno quattro censure per messaggi simili a quello attuale. Purtroppo la tracotanza dei pubblicitari non conosce limiti e i messaggi indecenti e ingannevoli, frutto di attente strategie di marketing, sono all’ordine del giorno e continueranno, a dispetto delle norme europee e italiane. Perché stupirsi? Sono davvero poche le possibilità di essere intercettati e diventare oggetto di  provvedimenti e sanzioni, peraltro irrisorie.  
In Inghilterra l'Asa (Advertising Standards Authority) pubblica ogni settimana 30-40 sentenze e pareri su messaggi pubblicitari ritenuti ingannevoli o scorretti. In Italia ci vogliono sei mesi per raggiungere un numero equivalente di sentenze e di pareri. Per il settore alimentare la situazione è ancora più critica perché le sentenze e le decisioni sono una decina l’anno.

Roberto La Pira

mercoledì 26 dicembre 2012

Avere il diabete a Natale


Avere il diabete e dover affrontare i pranzi e le cene delle feste natalizie, ricche di dolci ed in generale di porzioni abbondanti ed elaborate, non è un’impresa facile. Con un po di pianificazione però si può tenere sotto controllo la glicemia senza per questo sentirsi diversi o malati anche in giorni di festa. Di certo un grande aiuto va richiesto a familiari ed amici affinché non pronuncino le solite fatidiche ed insopportabile frasi del tipo: ”vabbè ma per una volta che sarà mai!” E’ anzi buona norma che chi invita a pranzo o a cena un diabetico, così come farebbe con una persona affetta da celiachia, si prenda la briga di studiare un menù ad hoc. Qualche consiglio pratico?

La gestione del diabete spetta soprattutto però alla capacità del paziente stesso. Ecco un breve promemoria, 10 regole d’oro per affrontare le feste con il diabete:
  1. Prima di recarsi ad una festa è meglio fare un sano spuntino, in modo da non arrivare davanti ad una tavola imbandita e “pericolosa” troppo affamati;
  2. domandare prima il menù per regolarsi e prepararsi mentalmente alla scelta dei cibi più sani;
  3. optare per piccole porzioni;
  4. evitare le bevande gassate e caloriche, oltre che gli alcolici;
  5. evitare chiaramente tutti quegli alimenti ricchi di grasso, zuccheri e condimenti eccessivi e non abusare di carboidrati;
  6. evitare la frutta secca, magari da stuzzicare durante la tombolata;
  7. fare una passeggiata dopo i pasti
  8. nei giorni non festivi, cercare di tornare alla solita alimentazione
  9. Importante poi in questo periodo in cui volendo o meno, si eccede rispetto alla solita dieta, controllare spesso la glicemia (ovvero i livelli di glucosio nel sangue);
  10. tenere sempre pronti i farmaci o l’insulina, a portata di mano insieme al numero di telefono per le emergenze.

Una particolare attenzione però va posta anche nei confronti dell’utilizzo dei medicinali, che vanno usati per gestire al meglio il diabete e non per ovviare e compensare stili di vita errati ed abbuffate di dolci. Si rischia l’ipoglicemia.

Insomma gestire il diabete durante le feste natalizie significa avere i soliti accorgimenti per passare in salute le feste natalizie, validi per tutti, più seguire le norme che il diabetologo ha suggerito specificatamente al paziente. Esistono inoltre numerosi menù e ricette che vadano bene per tutti.

Fonte: Medicinalive.com

venerdì 30 novembre 2012

Obesità e stili di vita

L’obesità colpisce sempre più spesso anche i più piccoli e le cifre sono decisamente allarmanti. Nel mondo, infatti, circa 43 milioni di bambini sotto i 5 anni di età sono in sovrappeso. Il fenomeno è legato soprattutto all’alimentazione scorretta, ma non solo. Il nostro Paese, purtroppo, non fa eccezione, anzi, come riferiscono i pediatri riunitisi in occasione degli Stati Generali della Pediatria, oltre 1 milione di bambini sono in sovrappeso, a rischio, quindi, di sviluppare in età adulta il diabete, le malattie cardiovascolari e addirittura i tumori.

Come ha spiegato lberto G. Ugazio, Presidente della Società Italiana di Pediatria:

   "L’obesità è diventata un problema di salute pubblica. Non possiamo pensare di fermarla con provvedimenti isolati e frammentari come la tassa sulle bibite gassate e similari. Serve invece un impegno comune tra tutti coloro che si occupano di indirizzi nutrizionali e di stili di vita del bambino. Ecco perché diventa fondamentale la prevenzione in età prescolare, da 0 a 4 anni. Agire sulla nutrizione pre e post natale, in quel periodo sensibile della vita in cui il bambino matura la capacità di regolare il metabolismo sia a breve sia a lungo termine, è la prima e più efficace arma per prevenire non solo sovrappeso e obesità ma diabete, ipertensione, malattie cardio-ischemiche, allergie ed osteoporosi."

A dare il buon esempio devono essere in primis gli adulti. È stato dimostrato, infatti, che i bambini che sperimentano precocemente un cibo sano, tenderanno a conservare nel tempo questa preferenza e a seguire uno schema alimentare corretto. L’educazione alimentare è una risorsa preziosa non solo per lo sviluppo psicomotorio, ma anche per la salute adulta, da promuovere prima possibile.
Non dimentichiamo, infatti, che l’approccio all’alimentazione è influenzato da componenti biologiche o genetiche, ma anche dalle relazioni sociali e familiari, senza escludere l’ambiente. Secondo una ricerca europea i fattori di rischio per l’obesità infantile e la salute a lungo termine sono 5: fumo e uso di sostanze tossiche per il feto in gravidanza; limitazioni all’allattamento materno; eccesso proteico ed esagerata introduzione di zuccheri nelle prime età della vita.

domenica 21 ottobre 2012

Le zucche di Halloween

Halloween è alle porte e la zucca, ortaggio molto buono e dalle caratteristiche nutrizionali impeccabili, vive una seconda giovinezza da quando questa festa ha raggiunto anche il nostro paese. Perché i bambini potranno anche cercarla per utilizzarla come lanterna, ma le loro mamme sempre di più la impiegano all'interno della dieta della famiglia , ricavandone benefici.

Il sapore, vagamente dolce, è decisamente più buono rispetto alle zucchine, ortaggi non sempre amati, a meno di una cottura particolarmente elaborata. La zucca al contrario, oltre ad essere saporita possiede delle caratteristiche nutrizionali davvero importanti che la rendono ottimale al consumo, non solo ad Halloween. Il suo basso contenuto calorico la rende perfetta per chi deve seguire un regime alimentare contenuto, è povera di grassi saturi e colesterolo, praticamente inesistenti. E’ però una fonte inesauribile di vitamina E, B1, B6, di folati e soprattutto di fibra.

Ed abbiamo notato come negli ultimi tempi il ruolo anticancro di questo elemento sia stato uno dei più analizzati dagli studi di settore recentemente condotti. Senza contare che quando siamo a dieta, le fibre ci aiutano a sentirci sazi senza alimentarci eccessivamente, e questo è un ottimo aiuto quando si vuole perdere qualche chilo. Se tutto ciò non bastasse, uno studio da poco pubblicato sulla rivista Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases ci dimostra su un campione di uomini decisamente ampio, che possiede la capacità di limitare i danni derivanti da malattie cardiovascolari, decessi compresi, grazie all'ottimo contenuto di betacarotene.

Questo Halloween quindi concentriamoci sì sul costume che vogliamo indossare per festeggiare adeguatamente (fate attenzione al make-up, usufruite di prodotti buoni e anallergici, N.d.R.) ma al contempo sfruttiamo anche il contenuto interno della zucca con la quale vogliamo costruirci la lanterna. Essa può essere consumata in molti modi, senza per questo perdere le sue proprietà benefiche. Abbiamo l’occasione di nutrire in modo adeguato sia il nostro spirito che il nostro organismo: non perdiamola!

Fonte: Medicina Live


venerdì 5 ottobre 2012

Il menu di McDonald's arriva sui libri di scuola media???




“Alimentarsi al fast-food non sempre e non necessariamente significa assumere calorie e grassi in esubero…”
è questa la frase che desta perplessità riportata nel libro "Tecno idea. Materiali Settori produttivi Energia" della casa editrice Atlas, destinato agli studenti delle scuole medie. La segnalazione si trova nel sito del Movimento 5 stelle e si può vedere qui.

Il testo riporta oltre alla frase incriminata anche due fotografie con l'elenco dei prodotti in vendita e un particolare del menu completo con le indicazioni nutrizionali.

L'autore dell'articolo (Andrea Losi) fa notare che il testo di Autoregolamentazione del Settore Editoriale Educativo dice testualmente “L'editore si impegna a non inserire messaggi pubblicitari, né espliciti né redazionali, nei libri e negli altri strumenti didattici di adozione”.

In questo caso McDonald's non ha nessuna responsabilità, ma è lecito chiedersi quanto sia corretto un messaggio del genere indirizzato ai ragazzini delle medie.


Fonte: Il fatto alimentare

mercoledì 26 settembre 2012

Barrette ai cereali


Barrette ai cereali? Gustose ma non dietetiche, lo sostiene un test della rivista inglese Which? Troppe ambiguità


Le barrette ai cereali sono gustose, possono essere uno snack pratico e più nutriente rispetto ad altri prodotti, ma certamente non sono dietetiche. A demolire le illusioni di chi spera di non ingrassare portando in ufficio o a scuola questi spuntini dall’aspetto naturale e ricchi di fibre è una ricerca commissionata dall’associazione di consumatori inglese Which. L’indagine ha analizzato una trentina dei prodotti più diffusi nel Regno Unito, tra cui le barrette prodotte da Kellogg’s, Cadbury e Mars.

Risultato: in genere queste barrette sono ricche di zuccheri - la metà di quelle esaminate ne contiene più del 30% - oltre a grassi saturi e sale, tanto che secondo gli esperti di Which dovrebbero essere classificate come dolciumi e non come alimenti salutari.

La rivista invita i consumatori a verificare la lista degli ingredienti dei vari prodotti per distinguere quelli altamente calorici ricchi di frutta secca e oleosa come uva passa o nocciole da quelli arricchiti con vari tipi di zuccheri (può esserci: fruttosio, glucosio, oligofruttosio, sciroppo di glucosio-fruttosio, zucchero).

Spesso il contenuto di zucchero è frazionato, e leggendo l’elenco degli ingredienti, la quantità di materia zuccherina sembra inferiore rispetto alla realtà.

In Italia questi prodotti non sono così diffusi ma cominciano a essere presenti sui banchi dei supermercati, posizionati di solito vicino ai cereali per la colazione in modo da confermarne l’immagine “salutare”.
In genere tutte le barrette superano le 400/450 calorie per 100 grammi, e se la singola porzione non supera le 150 calorie - che comunque non sono poche - è solo perché pesa poco più di 20 grammi.



                         Questo vale anche per prodotti dichiaratamente salutari, come le barrette Special K di Kellogg’s presentate come “ideali per chi vuole prendersi cura della propria linea”, o lo Snack All-Bran sempre Kellogg’s che si promuove con lo slogan “Le fibre sempre con te”. In sintesi si tratta di snack gradevoli ma non certo dietetici, che non contengono meno calorie e grassi rispetto a molti biscotti o altri dolci (pensiamo che 20 grammi di cioccolata amara contengono circa 100 calorie).



martedì 25 settembre 2012

Ferritina alta

L’iperferritinemia o più semplicemente la ferritina alta è una malattia correlata al sovraccarico di ferro nel sangue. Le cause possono essere diverse, dalle alterazioni metaboliche agli stati infiammatori acuti e cronici. L’iperferritinemia è asintomatica, ma si può diagnosticare attraverso una serie di analisi del sangue con dosaggio della ferritina.

La ferritina è una proteina prodotta dal sistema reticolo-endoteliale e svolge la funzione di immagazzinare il ferro e di rilasciarlo in caso di necessità. Si trova principalmente nel fegato, nella milza, nel midollo osseo, nella placenta, nel miocardio, nel sangue e anche nei tessuti tumorali. I valori normali di ferritina sono 60-400 ng/mL per l’uomo, 15-150 per la donna fertile, e 30-400 per le donne in menopausa.

La terapia in caso di ferritina alta prevede, accanto ai prelievi periodi di sangue (350-400 ml di sangue), la prescrizione di una dieta a basso contenuto di ferro e l’assunzione di chelanti, che, trasformando il ferro in un complesso in grado di essere filtrato dai reni, favoriscono la sua eliminazione attraverso le urine.
Per quanto riguarda l’alimentazione, occorre prima di tutto evitare l’assunzione di integratori di ferro e in seconda battuta rendere il sangue il più fluido con il consumo difrutta e verdure crude. Inoltre, svolgere un’attività aerobica con regolarità e costanza come la corsa, la bicicletta o il nuoto aiuta a tenere il peso corporeo sotto controllo, favorendo il miglioramento delle alterazioni metaboliche (trigliceridi, colesterolo, ecc.).
La ferritina alta non è una condizione da sottovalutare, poiché può comportare conseguenze anche gravi, causando l’insorgenza di patologie come cirrosi, fibrosi, cardiopatie, carcinoma epatico e artropatie delle articolazioni.


Fonte: Medicinalive

lunedì 6 agosto 2012

Dimagrire? Una questione di metabolismo!

Aumentare il metabolismo: è il vero trucco per dimagrire, combattere l’obesità e lemalattie correlate. 
Non occorrono farmaci o rimedi miracolosi, ma solo uno stile di vita adeguato che tenga presente alcuni cardini fondamentali: il metabolismo rappresenta il meccanismo e la velocità con cui il nostro organismo brucia le calorie, sviluppa energie necessarie alla sopravvivenza e alle attività quotidiane. Stiamo parlando del dispendio energetico; alcune persone sono più fortunate, sono nate (per una questionegenetica dunque) con un metabolismo veloce; il metabolismo tende a rallentare fisiologicamente in tutte le persone dopo i 40 anni e gli uomini tendono a bruciare più calorie delle donne anche a riposo. 

Accelerare il metabolismo significa dunque aumentare il dispendio energetico quotidiano. 
Per farlo occorre agire sui tre fattori principali: quello che viene definito il metabolismo basale (ovvero il dispendio di energie minimo, fisiologico necessario alle funzioni vitali e rappresenta il 60/70 % di tutto il dispendio energetico quotidiano), l’attività fisica e la alimentazione. (...)

Perché mai ogni volta che si parla di una dieta per dimagrire si parla di esercizio fisico aerobico? Fare sport aerobico (correre, saltare a corta, fare lo step, andare in bicicletta, ecc) aumenta notevolmente la capacità di bruciare calorie (perché ne servono di più), ma quello che è importante è che il metabolismo resta accelerato anche nelle ore successive all’attività aerobica, per questo andrebbe fatta almeno una volta al giorno. Inoltre, il nostro organismo brucia calorie anche a riposo, la velocità del metabolismo basale è più alto nelle persone con muscolatura più potente: solo per sostenerli e muoverli questi muscoli servono maggiori energie! Nello specifico ogni libbra di muscolo brucia 6 calorie al giorno solo per sostenersi, mentre altrettanto grasso, meno di 2. Un allenamento anaerobico (come nel caso del sollevamento pesi) aumentando la massa muscolare magra accelera la media del metabolismo basale. E’ per questo motivo che tale attività va abbinata a quella aerobica.

Per bruciare le calorie, producendo energia, il fisiologico processo chimico metabolico necessita di liquidi: la disidratazione rallenta il metabolismo. E’ buona norma dunque mantenersi sempre idratati anche e soprattutto se si fa attività sportiva e nei periodi caldi, onde evitare problemi di salute gravi. Consigliamo di bere un bicchiere d’acqua prima di ogni pasto o spuntino e di privilegiare frutta e verdura nell’alimentazione proprio perché ricche di liquidi oltre che di preziose vitamine.

Alcune ricerche scientifiche hanno recentemente confermato le capacità del caffè (e della caffeina in primis) di offrire maggiori energie a breve termine soprattutto se assunto al mattino. Il vero trucco sta però nella moderazione: un eccesso di caffeina è pericoloso. Di tè verde o tè oolong se ne possono bere invece dalle due alle quattro tazze al giorno: aiuta a bruciare fin al 17% in più di calorie. (...)

Accelerare il metabolismo mangiando spesso

Ottimale è dunque mangiare leggero e più spesso, uno spuntino ogni 3-4 ore mantiene in attività costante il metabolismo. Non solo questo permette di bruciare più calorie, ma anche di arrivare con meno fame al pasto principale. La frutta può essere l’ideale! Va inoltre sottolineato che le proteine accelerano il metabolismo più dei carboidrati e dei grassi, quindi in un regime dietetico equilibrato, possono essere d’aiuto in questo senso: parliamo di carne bovina magra, tacchino, pesce, pollo, tofu, noci, fagioli, uova, e prodotti lattiero-caseari a basso contenuto di grassi.
Vanno evitate le diete fortemente ipocaloriche, quelle che fanno dimagrire repentinamente con un regime alimentare inferiore alle 1000 calorie quotidiane. Non solo perché qualitativamente errate dal punto di vista nutrizionale, ma anche perché il metabolismo si rallenta e diminuisce la massa muscolare (che abbiamo detto essere preziosa nel metabolismo basale); non essendo sostenibile per lungo tempo questo tipo di dieta, non appena si tornerà a mangiare normale, il metabolismo rallentato e la carenza muscolare faranno riprendere i chili persi alla velocità della luce.


Fonte: MedicinaLive

domenica 22 luglio 2012

L'importanza della flora batterica

Il segreto di una lunga vita? Nella flora batterica intestinale. Lo suggerisce uno studio condotto dai ricercatori dell’University College di Cork, in Irlanda, basato sullo studio dei cambiamenti della flora nel corso della vita. Sapevate che in età avanzata essa differisce da individuo ad individuo a differenza di ciò che accade in gioventù? I batteri del sistema digerente potrebbero spiegarci il segreto della longevità.

La ricerca, pubblicata sulla rivista di settore Nature, spiega come la presenza di specificibatteri nell’intestino possa essere associata ad una vita più lunga negli ultrasessantacinquenni. Non stupisce se si pensa alla correlazione dello stato della flora intestinale con l’obesità nei bambini. Lo studio ha basato le sue conclusioni sulle analisi condotte su 178 anziani con più di 65 anni. 


Commenta il prof. Paul O’Toole, coordinatore della ricerca:
" Lo scorso anno, abbiamo per la prima volta scoperto un’alta variabilità nella flora intestinale degli anziani: abbiamo approfondito questi risultati esaminando accuratamente 178 volontari over 65. Abbiamo scoperto delle differenze di flora batterica a seconda del fatto che gli anziani vivessero in casa propria o in una casa di cura. Questa differenza, inoltre, influenza anche la durata di vita e lo stato di salute."

Lo stato della flora batterica, secondo gli scienziati, è strettamente correlato all’alimentazione della persona ed ad un suo stato di benessere psicologico generale ed è in grado di influenzare più di quanto si pensi il nostro organismo. 
La riprova è stata data dal peggioramento della stessa notato negli anziani passati dalla permanenza nella propria casa a quella di una struttura di assistenza. 

Continua il professore:
"Chi passa dalla propria abitazione a una casa di cura varia la propria dieta, e nel giro di un anno la flora batterica cambia. Questo provoca un peggioramento delle condizioni di salute generali, suggerendo che i batteri siano implicati nella salute e nella lunga vita e che la dieta può essere determinante per la loro presenza."

Ricordiamo che la flora batterica umana è composta da circa 400 specie batteriche, sia di tipo anaerobico come i bifidobatteri localizzati principalmente nel colon, che aerobici come i lactobacilli, concentrati nell’intestino tenue.
Fonte: MedicinaLive

lunedì 16 luglio 2012

Azotemia

L’azotemia misura la quantità di scorie derivanti dalla sintesi delle proteine contenute nel sangue. E’, nello specifico, un parametro di controllo espressione della concentrazione di azoto non proteico nel nostro sangue. Si tratta di un valore legato alla funzionalità renale che ci consente di misurare quante scorie azotate derivanti da catabolismo proteico (il cui prodotto è l’urea, N.d.R.) sono rimaste all’interno della nostra circolazione. L’azotemia alta o bassa nel sangue può rappresentare lo specchio di patologie a carico delle reni.
In un adulto sano, in concomitanza di una dieta equilibrata, l’azotemia può variare in un intervallo di normalità compreso tra i 22 ed i 46 mg/dl. Il dato è riferito alla valutazione effettuata in base alla concentrazione plasmatica di urea, metodo di rilevazione comunemente. Alcuni laboratori utilizzano come unità di misura la concentrazione dell’azoto ureico (acronimo BUN) che rappresenta circa la metà di una molecola di urea. In questo caso i valori fisiologici dell’azotemia variano nel range di normalità tra i 10,3 ed i 21,4 mg/dl. In caso di valori più bassi di entrambi gli intervalli di normalità si parla diazotemia bassa. Se i valori superano gli apici della quantità ritenuta normale in entrambe le tipologie di misurazione si deve parlare di azotemia alta.

Azotemia alta: le cause, i sintomi, la cura

Le cause che sono alla base dell’azotemia alta sono diverse e di eterogenea tipologia. Attenzione, alcune di esse possono portare ad un valore alto di scorie nel nostro sangue anche in concomitanza con una funzionalità renale normale: dieta iperproteica; disidratazione dovuta a diarrea copiosa, a sudorazione profusa, scompenso cardiaco e shock, attività fisica; digiuno. Ed ancora diabete, gotta, infezioni renali, emorragie, insufficienza cardiaca, tubercolosi, febbre. Tutte queste attività e patologie portano ad un rialzo dell’azotemia oltre i valori ritenuti normali. Senza che per questo i reni presentino dei danni pregressi.

I principali sintomi dell’azotemia alta sono l’astenia, il dimagrimento eccessivo, vomito, il pallore e l’iperpotassemia, tutte espressioni di un quadro patologico relativo all’ insufficienza renale In alcuni casi si verifica anche la comparsa di edema periferico(ritenzione di liquidi) al quale può sopraggiungere un edema polmonare nei casi più gravi.

Tra le manifestazioni dell’azotemia alta vi è anche l’ipocalcemia. Conseguenze palesabili in seguito ad un rialzo dell’azotemia sono la formazione di calcoli renali e di emorragie gastrointestinali, accompagnati da uno sfasamento del valore degli zuccheri nel sangue. Per curare l’azotemia alta è prima di tutto necessario avvalersi di una dieta ipoproteica (...) è necessario bere di più, in modo tale da aiutare le reni nella loro opera di pulizia del sangue. Se affetti da qualche patologia pregressa è altresì consigliato richiedere al proprio medico di eliminare i medicinali nefrotossici.

Azotemia bassa: le cause, i sintomi, la cura

Anche i valori di azotemia bassa sono da tenere sotto controllo medico. E come per valori alti di questo marcatore, vi sono delle cause che possono, anche in concomitanza diinsufficienza renale persistente, falsare una diagnosi tenendo i valori sotto i range di normalità. Una delle cause principali è la messa in atto di una dieta ipoproteica e da uno stato d’iperidratazione. L’insufficienza epatica grave è la principale causa di un valore basso di azotemia nel sangue.

Non vi sono dei sintomi legati ad un valore di azotemia bassa, a meno che non vi sia, come accennato, un problema al fegato. In quel caso i sintomi saranno di origine epatica e riguarderanno il manifestarsi di ittero, di perdita di appetito, stanchezza, malessere generale ed un forte calo ponderale. Il tutto accompagnato da urine scure e feci chiare,diarrea, febbre bassa e continua e dolori muscolari. Per curare il valore legato a questa particolare patologia, è ovviamente necessario applicare le cure necessarie a risolvere l’insufficienza epatica. Per normalizzare generalmente il valore basterà inserire delleproteine nella dieta e tenere sotto controllo il livello d’idratazione.

Il rapporto tra azotemia e gravidanza è molto particolare. L’azotemia diminuisce nel corso del primo trimestre di gravidanza e rimane più bassa del normale nel corso dell’intero periodo di gestazione. In questo caso i valori considerati normali al di fuori della gravidanza possono rappresentare un segno di problemi di funzionalità renale. Una mancata diminuzione del valore in seguito all’inizio della gestazione o dei valori alti devono portare la donna a rivolgersi subito ad uno specialista in nefrologia per un controllo. 

Fonte: medicinalive





venerdì 25 maggio 2012

Le proprietà del Luppolo

Il luppolo non è solo un componente fondamentale della birra, ma anche una fonte di principi attivi utili alla formulazione di farmaci per curare malattie.

Uno studio condotto presso l’Université Catholique di Louvain a Bruxelles in Belgio e pubblicato sulla rivista PLoS ONE ha sottolineato il ruolo potenziale dei principi attivi contenuti nel luppolo nella lotta al diabete e all’obesità. I ricercatori hanno testato alcuni componenti del luppolo, su alcuni topolini di laboratorio obesi e affetti da diabete di tipo 2. Per otto settimane questi topolini sono stati costantemente sottoposti a test e controlli: si è visto che questi principi attivi del luppolo erano in grado di influenzare la permeabilità intestinale, regolavano la sensibilità all’insulina normalizzandola e agivano in maniera positiva sul metabolismo in generale. Serviranno sicuramente ulteriori studi su questo argomento, ma gli autori della ricerca in questione si dicono convinti che i principi attivi del luppolo potrebbero essere utilmente impiegati nella formulazione di nuovi farmaci da utilizzare nella cura dei disturbi del metabolismo.

Fonte: Everard A. et al. Tetrahydro iso-Alpha Acids from Hops Improve Glucose Homeostasis and Reduce Body Weight Gain and Metabolic Endotoxemia in High- Fat Diet-Fed Mice. PLoS ONE 7(3): e33858 dal sito Birrainforma

lunedì 5 marzo 2012

Pressione alta e sale in cucina

Chi soffre di pressione alta, sa bene che con il sale è meglio non eccedere, ma la stessa regola dovrebbe valere per tutti, perché se consumato in quantità eccessive, può comportare problemi per la salute, favorendo l’insorgere di patologie come l’ipertensione, l’insufficienza cardiaca e l’insufficienza renale.
Per ridurre l’apporto di sale nella nostra dieta è sufficiente seguire qualche piccolo accorgimento. Ad esempio, è utile diminuire il consumo dei cosiddetti cibi da fast food, come le patatine, i cheeseburger, basti pensare che solo due fette di pizza contengono 1000 mg di sodio, vale a dire l’assunzione consigliata di un giorno.

Se vi capita di andare al ristorante, chiedete al cuoco di ridurre il sale nelle pietanze, spesso, infatti, anche e soprattutto nei ristoranti di lusso, se ne fa un grande abuso. Leggere con attenzione l’etichetta degli alimenti che riporta il contenuto di sodio, è un ulteriore accorgimento. Bisogna fare attenzione in particolare ai cibi salati tra cui acciughe, sottaceti, salsa di soia, zuppa in scatola, condimenti per insalate, hot dog, succo di pomodoro e ketchup.

Se soffrite di ipertensione, le spezie e le erbe sono un ottimo sostituto del sale ed eccezionale per esaltare il sapore delle pietanze. In genere, poi, i cibi surgelati sono da preferire a quelli in scatola che contengono più sale, in ogni caso quando si utilizzano verdure in scatola, è buona regola evitare di usare il liquido presente all’interno, che è solitamente un concentrato di sale.

Sughi e salse già pronte sono da mettere al bando poiché contengono grandi quantità di sodio. Anche il consumo degli snack salati come patatine fritte o crackers andrebbe evitato, o per lo meno, ridotto. Un altro stragemma utile, è quello di salare il cibo dopo la cottura poco prima di servire a tavola. Infine, allenate le papille gustative a godere di cibi meno salati riducendo gradualmente la quantità di sale presente negli alimenti.



Fonte: Medicinalive.it

sabato 18 febbraio 2012

In cosa consiste la plicometria?

Valutazione Antropometrica - IL PLICOMETRO

Lo scopo della valutazione antropometrica è quello di descrivere la composizione corporea attraverso metodi e modi semplici. Per misurazione antropometrica (termine greco) intendiamo la misurazione di altezza, peso e pliche cutanee (pelle).
La Plicometria consiste nel misurare le pliche di vari distretti del corpo valutando le riserve adipose corporee. 

Per fare questo abbiamo bisogno di un PLICOMETRO o Plicodinamometro. 
Le pliche da reperire solitamente sono 4:
- Bicipitale (braccio anteriore)
-Tricipitale (braccio posteriore)
- Sottoscapolare (Angolo inferiore della scapola, plicando trasversalmente)
-Sovrailiaca (sulla linea medioascellare)
La somma dei dati rilevati, confrontati con specifiche tabelle, considerando anche la fascia di età) permettono di valutare la percentuale di grasso corporeo.

Fonte: Dietista Paola Chiari