domenica 4 dicembre 2011

Considerazioni personali

Intitolo così questo post che non ha niente di scientifico o divulgativo. E' che "sfogliando" le pagine in internet mi è balzata agli occhi una nuova figura professionale di cui ignoravo completamente l'esistenza... e questo mi ha spinto a una riflessione.

Il mio percorso personale e lavorativo è stato vario, per lo più per necessità questo è vero, ma in questo modo ho avuto l'opportunità di toccare i diversi aspetti che la mia professione offre. Ho lavorato nei reparti ospedalieri, in due diverse società di ristorazione ospedaliera e scolastica, ho insegnato (scuola materna, elementare, superiori), ho fatto l'informatore scientifico e collaborato con società farmaceutiche, ho coltivato sempre la libera professione. Ed è qui che nascono le mie perplessità, ogni giorno nuove a dirla tutta!

Quando mi si chiede che lavoro faccio i rispondo sempre "sono una dietista" e ogni volta che lo dico mi torna in mente il mio professore (Carlo Cannella) che la prima lezione ci disse:

Carlo Cannella
"Per riuscire bene in una professione occorrono 3 cose: 
SAPERE, SAPER FARE, SAPER ESSERE, 
per le prime due c'e rimedio, ma se manca la terza 
non c'è nulla da fare 
avete sbagliato mestiere"
Queste parole mi hanno talmente colpito da farne la mia filosofia di vita!

Con il passare degli anni e dei lavori che andavano e venivano mi sono ritrovata spesso a pensarci e a riflettere sul fatto che avessi o no sbagliato mestiere... ma ogni volta ripesavo alla soddisfazione di aver aiutato un paziente a stare meglio e a sentirsi migliore. Quindi ogni volta ho concluso che è questo il lavoro che voglio fare, perché questo è quello che sono!

Perciò mi indigno ogni volta che altre figure professionali invadono il mio campo!

In un mondo in cui se vuoi lavorare devi letteralmente "inventarti qualcosa" non trovo giusto uscire dai propri limiti e in un campo come quello alimentare in cui gli errori non provocano effetti a breve termine, a meno di errori veramente gravi, vedo che ognuno dice la sua opinione e tutti si mettono a dare "consigli alimentari". Non c'è rivista che non proponga la sua "dieta del..." che assicura un dimagrimento veloce e senza fatica, non c'è Personal Trainer in palestra che non ti dica cosa devi mangiare per mettere su massa muscolare o bruciare grassi in eccesso, ho incontrato "Iridologi" che dalle macchie presenti nell'iride ti dicono quali alimenti escludere dalla tua alimentazione, ho collaborato con una omeopata che mi diceva che "la dieta non serve a niente e che tutti sanno come si deve mangiare solo che non vogliono farlo".
Mi disturba profondamente che la laurea specialistica dedicata alla mia categoria professionale mi dia la possibilità di iscrivermi all'albo dei biologi (se questo fosse stato il mio obiettivo avrei continuato a studiare biologia come avevo iniziato!).
concludo questo mio sfogo puramente personale facendo una domanda...

COS'è UN ETOLOGO ALIMENTARE? 
ma soprattutto...
COSA FA???

venerdì 25 novembre 2011

Sarcopenia, parte la campagna “Più forza nella vita”


Perdita della massa muscolare
La sarcopenia è la perdita di massa muscolare dell’essere umano man mano che gli anni passano e la vecchiaia aumenta. In tale contesto parte in questi giorni

 “Più forza nella vita”

una campagna specifica volta a combattere questa particolare patologia.

Esperti nutrizionisti  (tra cui la sottoscritta Dr.ssa Monica Razzi) misureranno la massa muscolare degli ultrasessantenni e forniranno dei consigli utili per favorirne una vita il più possibile attiva ed indipendente.

Questa “manifestazione” toccherà nelle prossime settimane oltre 200 farmacie italiane. Punta a sensibilizzare i cittadini sull’importanza di contrastare in maniera adeguata ed attiva la perdita di massa muscolare, al fine di rallentarla in modo sensibile dando modo all’anziano di poter vivere una terza e tà in buona salute ed in movimento. Nel corso dell’incontro con il nutrizionista verranno suggeriti consigli riguardanti una alimentazione bilanciata e completa che preveda, ove ve ne sia bisogno, anche l’uso di integratori.

A tutto ciò ovviamente dovrà essere unita una adeguata attività fisica. Non dobbiamo dimenticare che la sarcopenia è una sindrome (correlata all’età, n.d.r.) caratterizzata dalla perdita progressiva e generalizzata della massa muscolare e della forza fisica. Uno stato che inizia a manifestarsi già intorno ai 40anni è che è stimato abbia colpito almeno 5 milioni di persone nel nostro paese. Studi statistici in materia dimostrano come almeno l’80% degli italiani non conosca il disturbo, anche se ben il 98% vorrebbe conoscere dei metodi o ottenere consigli che, una volta messi in atto, siano in grado di ottimizzare le “performance fisiche” e diano modo di recuperare della forza.

Uno studio condotto dal Centro di Medicina dell’Invecchiamento dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma su oltre 500 italiani over 60 in 8 città: ha evidenziato come i primi sintomi di tale sindrome siano un senso di affaticamento nel salire le scale e difficoltà nel portare la spesa. Spiega il dott. Francesco Landi, coordinatore della ricerca:
"La perdita di massa ed efficienza muscolare è un problema molto sentito dalla maggioranza delle persone che abbiamo intervistato. Perché questo si traduce nella difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane. La sarcopenia, infatti, è la principale causa di invalidità e debolezza nell’anziano."
 Dieta bilanciata e movimento fisico sono le armi migliori per combatterla. Testimonal di eccezione, Yuri Chechi.

martedì 22 novembre 2011

Il peso eccessivo e consumo di droghe

Un'indagine condotta in Italia rivela che fra gli studenti delle scuole superiori con disturbi alimentari il consumo di sostanze illegali è decisamente maggiore rispetto ai coetanei di peso normale. Il consumo eccessivo di cibo nei soggetti obesi è infatti caratterizzato da una perdita di controllo simile al comportamento compulsivo osservato nei consumatori di droghe illegali e negli alcolisti.


Un'indagine condotta su oltre 33.000 studenti italiani delle scuole superiori rivela che gli adolescenti con un peso che si discosta dalla norma, sia sovrappeso sia sottopeso, consumano dal 20 al 40 per cento più droghe illegali rispetto ai loro coetanei di peso normale. Lo studio, 
pubblicato sulla rivista “plosONE” (...) "In particolare, considerando l'uso frequente (10 o più volte negli ultimi 30 giorni), per la cocaina si osserva una percentuale d'uso nei normopeso dello 0.3% e nei sovrappeso dello 0.6%; per l'eroina e per gli allucinogeni i valori sono rispettivamente 0.3% - 0.7%; per gli stimolanti, normopeso 0.4% - obesi 0.7%; per i tranquillanti, normopeso 0.6% - sovrappeso 1.2%. Se invece consideriamo globalmente gli adolescenti con un peso che si discosta dalla norma (sovrappeso e sottopeso), il maggiore consumo di stupefacenti è del 20-40%". Il divario non vale per la cannabis, che vede anzi una leggera prevalenza tra i normopeso con il 2.4% contro il 2.1% dei sovrappeso."  Anche per altri comportamenti a rischio come il fumo di sigaretta e il binge drinking (cinque o più bevute nella stessa occasione) si segnala una preponderanza fra gli adolescenti sovrappeso. "Per le ubriacature abbiamo rilevato una frequenza tra i normopeso del 14% e tra i sovrappeso del 17%. Per i fumatori la percentuale tra i normopeso è del 26.6% mentre tra i sovrappeso del 30.5%".

L'ipotesi da cui sono partiti i ricercatori per condurre questo studio è che l'obesità implichi dipendenza da cibo, così come si verifica nell'abuso di altre sostanze. Anche il consumo eccessivo di cibo nei soggetti obesi è caratterizzato infatti da una perdita di controllo simile al comportamento compulsivo osservato nei consumatori di droghe illegali e negli alcolisti. Un'ulteriore analisi ha mostrato che il rapporto tra questi due fattori è in buona parte mediato da fattori psicosociali come livello di istruzione, autostima, rapporto con i genitori, e amicizie.

Gli adolescenti sono un target importante di indagine e di prevenzione in questo settore. In primo luogo, perché il peso e l’abitudine a mangiare in modo anomalo acquisiti nei primi anni di vita vengono con elevata probabilità mantenuti nell'età adulta: circa un terzo (dal 26 al 41 per cento) dei bambini età prescolare, la metà (dal 42 al 63 per cento) dei bambini in età scolare, e 
FINO AL 70% DEGLI ADOLESCENTI OBESI DIVENTANO INFATTI ADULTI OBESI
In secondo luogo, la comparsa precoce di obesità comporta la prolungata esposizione ai fattori di rischio che sono correlati a tale condizione. In terzo luogo, la tossicodipendenza inizia a questa età e gli adolescneti sono anche estremamente sensibili alle influenze psicosociali.

Le radici sociali del problema
I ricercatori sottolineano come, (...) Va sempre tenuto a mente che gli atteggiamenti alimentari e l’immagine di sé dipendono fortemente dal retroterra culturale e dalla pressione sociale. I disturbi alimentari e la tossicodipendenza possono indicare una bassa autostima, modulata almeno in parte dall'interazione con i coetanei e genitori.[1]


Fonte: [1] Le Scienze 


Colgo l'occasione per ricordare che stanno partendo di nuovo i Corsi di Educazione Alimentare del Progetto Educ.Ali.

sabato 6 agosto 2011

Cuore di Pomodoro

A quanto pare quando Rita Pavone cantava “viva la pappa al pomodoro” aveva proprio ragione. Questo ortaggio non solo fa bene al nostro organismo in generale per le vitamine e le sostanze nutritive che contiene, ma in particolare , come spiega Guidalberto Guidi, cardiologo, sarebbe un toccasana per il nostro cuore. Ed un ottimo alleato contro diversi disturbi ad esso correlati. 
"Il pomodoro è ricco di licopene, un antiossidante che si è rivelato prezioso nella riduzione non solamente delle malattie cardiovascolari, ma anche degli infarti. Ha inoltre un risvolto positivo anche nei pazienti che soffrono di ipertensione."

Va ricordato infatti che ciò che mangiamo può avere sia un ruolo positivo che negativo nel contrasto alle principali malattie metaboliche e cardiovascolari che colpiscono l’organismo, funzionando come dei veri e propri medicinali integrativi naturali.

Continua il cardiologo: "Come dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, mangiare bene e in modo equilibrato, mantenendo un peso corporeo ideale, è uno dei cardini per poter vivere in salute e a lungo. La dieta ha un’influenza preponderante sul rischio di malattie e in particolare di malattie coronariche. Del resto, oggi le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte e invalidità nel mondo occidentale, più di tutti i tipi di tumore: se si aggiungono anche le patologie broncopolmonari, che sono strettamente legate al sistema cardiocircolatorio, la percentuale sale ulteriormente."

La pappa al pomodoro, piatto toscano della tradizione, riunisce in sé tutti quegli elementi necessari affinché il nostro corpo possa vivere a lungo e in buona salute, avendo cura di mantenere il cuore sano. 
Conclude il medico: "La pappa al pomodoro, un piatto indice di un regime alimentare basato sui “prodotti mediterranei”, può rappresentare il primo passo. Già i nostri nonni preparavano questo piatto semplice, definito anche povero per i suoi ingredienti, ma dal grande apporto nutrizionale. Nella pappa al pomodoro si utilizzano verdure, olio extra vergine di oliva e pane toscano. Tutti ingredienti caratteristici della nostra dieta mediterranea.

Una maniera gustosa e salutare di combattere acciacchi ed invecchiamento.

sabato 2 luglio 2011

Tumori e malattie cardiovascolari: rischio ridotto grazie agli Omega 3

Omega 3, ovvero acidi grassi polinsaturi: li conosciamo già perché famosi per le loro caratteristiche protettive nei confronti del cuore: ne è ricco il pesce, che nella dieta mediterranea si consiglia di assumere almeno 3-4 volte la settimana. Non tutti sanno però che oltre a proteggere dalle malattie cardiovascolari, gli omega 3 sono importanti anche in caso di tumore

Gli acidi grassi omega-3 sono convenzionalmente impiegati nei regimi terapeutici di primo approccio per le patologie cardiovascolari, con un ruolo ormai riconosciuto nel trattamento della ipertrigliceridemia; con questa indicazione sono anche distribuiti in Italia dal Servizio Sanitario Nazionale. Le loro prospettive d’impiego potrebbero però essere molto più ampie, e spaziare dal trattamento dello scompenso cardiaco a quello della sindrome anoressica-cachettica dei pazienti oncologici.

Da sottolineare infatti che gli omega-3 Epa e Dha non sono solo precursori di mediatori antinfiammatori, vasodilatatori e antiaggreganti (fattori protettivi per il rischio cardiovascolare), ma bloccano anche alcuni processi che favoriscono la moltiplicazione cellulare e la formazione di nuovi vasi, tipici dei tumori avanzati, facilitando altresì l’attivazione di meccanismi che promuovono l’adesione molecolare e la morte delle cellule cancerose. Un’arma in più, dunque, per la prevenzione primaria e secondaria dei tumori.

Ma quanti Omega 3 bisogna assumere? Soprattutto se parliamo di terapia dobbiamo far ricorso a farmaci ed integratori o basta mangiare tanto pesce? 
"Le persone più a rischio di infarto, ictus e ischemie, o che soffrono già di qualche disturbo, tipo colesterolo alto o ipertensione, dovrebbero assumere quantità elevate di queste preziosi elementi. Per essere precisi almeno un grammo di Omega 3 al giorno se non di più in alcune situazioni. Chiaramente è un obiettivo difficile da raggiungere, ma si può supplementare il consumo di pesce con degli integratori alimentari a base di olio di pesce in capsule o con l’antico olio di fegato di merluzzo. In tal caso però non si deve fare da soli, prima di prendere dosi massicce di supplementi a base di EPA o DHA bisogna consultare un esperto, possibilmente in nutrizione, perché potrebbero avere effetti collaterali indesiderati.


Volendo rimanere legati al cibo, cosa prediligere? “In 100 grammi di alici troviamo ad esempio 790 mg di Omega 3, 650 nella trota, ma addirittura 4080 mg in solo un etto di sardine! Altissimi contenuti di Omega 3 anche nel tonno (2950 mg/100gr) o nel salmone (2841 mg/100 gr). Tanto per rendere l’idea, ma bene anche lo sgombro, l’aringa ed il pesce spada.

giovedì 5 maggio 2011

Cosa nascondono le "pillole naturali" per dimagrire?

Ecco la pillola magica che fa dimagrire, che scioglie i grassi mentre dormite, senza stressanti attività fisiche o dieta ipocalorica da svenimento. Qual è? Dove acquistarla? La Fda (Food and Drug Administration) statunitense lancia l’allarme e spiega: pillole ed integratori alimentari di questo tipo non esistono, occorre diffidare dalle pubblicità che promettono tutto ciò,  ma soprattutto bisogna prestare attenzione a cosa queste compresse o tisane, spesso spacciate per “naturali”, contengono. Michael Levy, direttore della divisione per i nuovi farmaci e le etichette conformi per la Fda spiega nel sito governativo:


“Questi prodotti non sono integratori alimentari legali. Sono in realtà dei farmaci molto potenti mascherati da prodotti naturali o “a base di erbe” e portano rischi significativi per gli ignari consumatori: ci sono stati dei decessi in seguito all’uso di questi prodotti dimagranti. In alcuni, venduti come integratori alimentari, abbiamo scovato pericolosi ingredienti nascosti compresi farmaci sotto sequestro, altri per la pressione sanguigna, e altri ancora non approvati negli Stati Uniti”.


L’esperto si riferisce in particolare (ma non solo) alla contaminazione di questi prodotti con sibutramina, che è un vero e proprio medicinale che necessita di prescrizione medica a causa degli effetti collaterali. [...] Il problema è che questi prodotti contaminati sono difficilmente individuabili e sono venduti oltre che nei negozi anche via internet. Per risolvere la questione dunque la FDA ha fanno un appello ai cittadini di tutto il mondo affinché scelgano dei prodotti giusti e non pericolosi. 


Partendo dal presupposto che per dimagrire è necessaria una dieta alimentare equilibrata ed un minimo di attività motoria, ecco i consigli della FDA.
Non cadete nella frode: i prodotti contaminati sono spesso caratterizzati da pubblicità ingannevoli, che

  1. promettono un dimagrimento rapido;
  2. contengono parole come “garantita” o “scoperta scientifica”;
  3. sono etichettati e commercializzati in lingua straniera;
  4. pubblicizzati via e-mail;
  5. immessi sul mercato come alternativa di erbe ad un farmaco approvato dalla FDA o come aventi effetti analoghi ai medicinali che necessitano prescrizione.
Il rischio ovviamente non riguarda tutti gli integratori per dimagrire, ma occorre saper distinguere ed essere sicuri che non vi siano effetti collaterali. Allora, nel caso si intenda utilizzare uno di questi prodotti l’FDA suggerisce di verificare con un medico o un dietista gli eventuali elementi nutritivi contenuti ed una dieta adeguata di base; inoltre gli specialisti possono aiutare a riconoscere le informazioni vere e quelle false; segnalate loro eventuali effetti o disturbi di qualunque tipo che ritenete correlati all’assunzione degli integratori. Ovviamente i farmaci per dimagrire veri e propri vanno assunti solo su prescrizione e controllo di un medico specialista.






domenica 24 aprile 2011

Dieta vegetariana protegge dalle malattie cardiache

Secondo un nuovo studio effettuato presso la Loma Linda University, i vegetariani hanno un rischio significativamente inferiore di sviluppare una condizione associata alle malattie cardiache e ictus rispetto a persone che hanno le stesse caratteristiche, ma che mangiano carne.
I ricercatori hanno intervistato 700 adulti, sia vegetariani che non, ed hanno scoperto un’associazione tra una dieta a base di carne ed un rischio maggiore di sviluppare la sindrome metabolica, un precursore per malattie cardiache, diabete e ictus. Il rapporto spiega che la sindrome metabolica è definita come esposizione ad almeno tre dei cinque fattori di rischio totale: pressione alta, livelli elevati di colesterolo HDL, alti livelli di glucosio, trigliceridi elevati e una circonferenza vita maggiore di 88cm per le donne e 102 per gli uomini. Lo studio in questione ha scoperto che mentre il 25% dei vegetariani aveva la sindrome metabolica, il numero aumentava in modo significativo fino al 37% per i semi-vegetariani ed al 39% per i non-vegetariani.
"Non ero sicuro che ci sarebbe stata una differenza significativa tra vegetariani e non-vegetariani, e sono rimasto sorpreso dal contrasto scaturito dai numeri. Esso indica che i fattori dello stile di vita come la dieta possono essere importanti nella prevenzione della sindrome metabolica." ha affermato Nico S. Rizzo che ha guidato lo studio. Questa, ovviamente, non è la prima volta che i ricercatori scoprono che i vegetariani possono essere più in salute. Nel 2008, secondo uno studio tedesco del Cancer Research Center, si è scoperto che ivegetariani effettivamente vivevano più a lungo, con gli uomini e le donne che riducevano il loro rischio di morte precoce rispettivamente del 50 e 30%.

Fonte: Treehugger

sabato 23 aprile 2011

Obesità infantile, dieta errata della mamma in gravidanza predispone il bambino

Obesità infantile, una piaga delle società occidentali che fa pendere l’ago della bilancia pericolosamente, verso un livello a dir poco rischioso, che predispone a malattie croniche come il diabete ed ai big killers, sin dalla più tenera età. E mentre nei Paesi del Sud del mondo l’ago oscilla vertiginosamente verso la denutrizione e le patologie correlate, la ricerca da noi cerca in tutti i modi di scovare, nella genetica, nello stile di vita, nell’influenza dei media, nei fast food, nelle abitudini alimentari deigenitori, un capro espiatorio per l’epidemia di bambini obesi.
L’ultimo in ordine di arrivo, tra i tanti imputati, è il regime alimentare della madredurante i mesi di gravidanza. Quello che consuma abitualmente la donna mentre è in dolce attesa avrebbe infatti un peso rilevante nella predisposizione del bambinoall’obesità una volta nato.
A dirlo è un recente studio condotto da un’équipe di ricercatori della Southampton University (Regno Unito), in via di pubblicazione sulla rivista di divulgazione scientificaDiabetes. Gli autori, coordinati dal dottor Keith Godfrey, hanno monitorato un campione di 300 donne incinte, seguendo la crescita dei loro bambini per tutta l’infanzia.
E’ risultato che, se la mamma esagera con il cibo spazzatura, ricco di grassi ed ipercalorico, piuttosto che seguire una dieta sana, il nascituro potrebbe essere predisposto all’obesità e tutto ciò indipendentemente dal fatto che la madre sia di costituzione normale o abbia già problemi di peso.



Come a dire... l'educazione alimentare inizia già nella pancia di mamma!


Fonte: Medicina Live modificato

sabato 19 marzo 2011

Tumori e alimentazione: ecco perché la frittura e gli insaccati vanno evitati

Come abbiamo già avuto modo di spiegarvi in relazione ad esempio alle tossine cancerogene che si sviluppano dalla carne abbrustolita, la cottura degli alimenti in relazione alla tipologia di cibo è molto importante. Ma non bisogna criminalizzare le bistecche alla brace: troppo spesso facciamo uso anche di verdure arrostite, come le melanzane, il radicchio o le zucchine! Affrontiamo oggi un altro capitolo di prevenzione alimentare, sempre con l’ausilio della dottoressa Maria Assunta Coppola biotecnologa e nutrizionista che ci spiega cosa sono le “nitrosammine” (altre sostanze pericolose che si sviluppano negli alimenti) e soprattutto come evitarle. 
“Le nitrosammine sono composti organici che si ottengono per reazione dei nitriti con una molecola (nitrato) presente all’interno di strutture proteiche (carne, pesce, formaggi). Il problema delle nitrosammine è legato alla presenza di nitrato quale componente naturale degli alimenti (che si trasforma in nitrito già a livello della bocca per azione delle ghiandole salivari) e all’uso di nitrito utilizzato  quale conservante alimentare, fertilizzanti naturali o chimici: tali nitriti trovano le condizioni ottimali per produrre N-nitrosammine all’interno dello stomaco o tramite trattamenti di cottura quali la frittura o l’arrostitura.
Lo studio di queste sostanze è molto importante in ambito tossicologico essendo il 90% delle N-nitrosammine cancerogene. Le legge italiana fissa i limiti massimi di nitrito ammissibile in 150 mg per Kg di prodotto, concentrazioni che hanno dimostrato essere esenti da potenziali effetti nocivi a carico della salute dell’uomo (quindi tranquilli!!!!). D’altra parte, l’assunzione di tali nitriti attraverso questi alimenti è fondamentale per impedire il moltiplicarsi di microrganismi potenzialmente letali quali il Clostridium Botulinum. Non vanno dunque eliminati dall’alimentazione
 Ma allora come difendersi? Occorre evitare la carne? “È stato dimostrato che la vitamina C (acido ascorbico) e la vitamina E (alfa-tocoferolo) sono capaci di inibire la conversione di queste molecole (nitriti) innitrosammine, trasformandole anzi in ossido nitrico, fondamentale per processi importanti, come la vasodilatazione ed il controllo dell’aggregazione piastrinica, dunque con un effetto antitrombotico. Non vanno evitate le carni, ma gli alimenti a maggior contenuto di nitrati (insaccati, carni in scatola, salumi e a volte i prodotti caseari e nei pesci marinati), affumicati, fritti. I nitrati sono presenti anche in alimenti di origine vegetale, specie a causa dei fertilizzanti”.
Speriamo di non avervi creato troppo panico! La dott.ssa Coppola ci ha illustrato l’effetto chimico cancerogeno di sostanze che si trasformano in seguito ad alcuni tipi di cottura e conservazione di cibi: ecco perché bisogna evitare di mangiare quotidianamente carne bruciata e fritture! Per il resto tutto si basa sull’equilibrio nutrizionale. 
Torneremo su queste tematiche, nel frattempo vi ricordo il Consultorio di prevenzione dietetica dei tumori presso l’INT Pascale di Napoli, dove la dottoressa Coppola presta la sua opera, oltre che il gruppo su Facebook che ha la medesima finalità.

Fonte: Medicina Live 

venerdì 18 marzo 2011

Celiachia o ipersensibilità al glutine?


Sebbene potrà sembrare “strano”, vi è differenza tra le due patologie, e proprio per tal motivo uno studio internazionale sta cercando di far luce sulle differenze che distinguono queste due malattie.
La ricerca è stata condotta dall’Università del Maryland School of Medicine di Baltimora in collaborazione con la Seconda Università degli Studi di Napoli, ed è stata pubblicata sulla rivista scientifica BMC Medicine.
Come risaputo, la celiachia è una malattia autoimmune, alla quale conseguono particolari reazioni dei villi intestinali e dell’organismo. In caso di ipersensibilità al glutine invece, ad essere coinvolto, secondo gli studi in materia, sarebbe direttamente un meccanismo immunitario innato, senza che la barriera intestinale che ognuno di noi possiede, ne venga minimamente toccata.
Come spiega Carlo Catassi, professore associato di Pediatria all’Università Politecnica delle Marche di Ancona e coordinatore del Comitato scientifico Dr. Schär, una delle aziende specializzate nella preparazione di cibo “gluten free”: La Gluten Sensitivity (ipersensibilità al glutine) è un’entità clinica osservata sempre più spesso negli ambulatori dello specialista. Si tratta di un disturbo per il quale non esiste un nome in lingua italiana tanto è recente l’inquadramento clinico.Viene diagnosticato in pazienti per lo più adulti che presentano disturbi intestinali o a carico di altri apparati. Queste persone in passato venivano spesso etichettate come affette da disturbo funzionale o colon irritabile.
Nonostante se ne parli relativamente poco, il fenomeno è più ampio di ciò che si sospetta. Continua il dottor  Catassi: Dati recenti indicano che la frequenza della Gluten Sensitivity si attesti intorno al 6% della popolazione mentre quella della celiachia, pur essendo assolutamente rilevante, è attorno all’1%. È singolare che ancora oggi la maggioranza dei casi di celiachia rimangano sommersi perché sfuggono alla diagnosi.
Lo studio del Maryland School di Baltimora, conclude l’esperto, si muove nella giusta direzione, perché impegnato nell’identificare i primi marcatori molecolari che distinguono l’ipersensibilità al glutine dalla celiachia.

lunedì 7 marzo 2011

Diario Alimentare Interattivo

Il Diario Alimentare Interattivo – Intervista al Dott. Vespasiani – Primario Reparto di Diabetologia e Malattie del Ricambio e Past President AMD


Video tratto dal sito Mètadieta al link seguente: 




Nel video è possibile apprendere il funzionamento di questo sistema innovativo di telemedicina e
vengono riassunti i risultati dello studio STAR.


martedì 15 febbraio 2011

Mozzarelle blu, l’inchiesta: in Italia 7 latticini su 10 contaminati

Mozzarelle blu. Ancora una volta nei nostri incubi. La notizia questa volta rimbalza dalla scrivania del Pm Raffaele Guariniello, che già la scorsa estate aveva attivato un’indagine a tappeto su tutto il territorio nazionale, in seguito al caso delle mozzarelle blu, non solo provenienti da stabilimenti tedeschi, ma anche italiani (come nel caso della Granarolo). 
4 esperti di chimica e microbiologa sono stati incaricati di fare le dovute analisi. Sapete cosa ne è emerso?


Su 1027 campioni di latticini, quasi il 70% è risultato contaminato da sostanze che non avrebbero dovuto esservi!
Una lettera al Ministro Fazio aveva sollecitato un intervento deciso delle Asl, deputate a verifiche e controlli voluti da una buona legge già esistente. Ma come spesso purtroppo accade, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare! E così in Piemonte (tanto per fare un esempio), non si sarebbero svolti controlli al riguardo, in nessuna delle circa 700 aziende casearie esistenti. Il Pm Guariniello si è così dovuto sostituire con i Nas (Nucleo Anti Sofisticazioni dei Carabinieri) e la polizia giudiziaria, al Ministero della Salute e alle sue Aziende Sanitarie Locali. 
Dunque: non solo i nostri formaggi sono contaminati, ma gli organi preposti non sembrano essere in grado di fare le dovute verifiche. E la nostra salute? Domanda lecita, a cui non so dare risposta: con ansia mi sono ritrovata a leggere cosa è stato trovato nei latticini nostrani (altro che Made in Italy verrebbe da dire!). Di sicuro è predominante la presenza dello pseudomonas fluoroscens, per l’appunto responsabile della colorazione blu delle mozzarelle e (ricordiamolo per correttezza) non pericoloso per la nostra salute; ma anche enterobatteriescherichia coli, salmonella e soprattutto lo stafilococco aureo, pericoloso in quanto molto resistente agli antibiotici.
Non solo, nei campioni testati sono state trovate anche tracce di alcune sostanze chimiche come il piombo, diossine e pesticidi. Ma come è possibile tutto ciò? Secondo i dati giunti alla procura ed in alcuni casi già verificati, queste contaminazioni non provengono dal latte, ma dall’utilizzo illegale di acque di pozzo nelle tecniche produttive, meno costose rispetto all’acqua potabile. Guariniello ha dunque spedito un nuovo report al Ministro della Salute Ferruccio Fazio affinché intervenga adeguatamente per tutelare la  degli italiani, ad esempio garantendo e verificando l’applicazione delle leggi!

[Fonte: La Repubblica]

lunedì 7 febbraio 2011

Molte bibite fanno ingrassare pur non contenendo grassi

Se provate a dimagrire eliminando i cibi grassi e il pane, ma provando a riempirvi lo stomaco con delle bibite, state sprecando il vostro tempo. L’apporto giornaliero di liquidi può essere la ragione per cui non solo non si sta perdendo peso, ma c’è il rischio anche di ingrassare ulteriormente. Bisogna considerare che, grazie al loro contenuto di zuccheri, anche le bevande analcoliche sono in realtà piene di kilojoule.
Se si confrontano le bevande ed il pane sui contenuti di kilojoule, vi accorgerete che una lattina di Fanta, per esempio, può fornire circa 714kJ, circa tre fette e mezza di pane bianco (circa 221kJ). Un grande bicchiere di vino o una confezione di latte non sono molto lontani da una Coca Cola. Secondo i dati di Pulse Magazine, una bottiglia di birra contiene circa 570 kJ, una birra a basso contenuto di alcool 391, un bicchiere piccolo di vino bianco 353, di vino rosso 504, un cicchetto di whisky, gin o vodka 250, la Coca Cola e la limonata 585, il succo di mela 478, caffè o tè con due cucchiaini di zucchero 174. L’unica bevanda che non contiene kilojoules è ovviamente l’acqua.
Nel corso degli ultimi decenni sembra che abbiamo dimenticato che le bevande non dovrebbero essere bombe di kilojoule, ad eccezione forse per il latte intero, le bevande sportive e le formulazioni speciali per le persone clinicamente malnutrite. Le bevande dovrebbero essere solo dei rimedi alla sete, e non dei mezzi per ingrassare.
Il Nutrition Information Centre dell’Università di Stellenbosch (TIN) afferma che l’unica bevanda sana per un adulto è l’acqua, perché non fornisce energia supplementare ed è l’ideale per le persone in sovrappeso o inattive. Essa fornisce inoltre quantità variabili di minerali come calcio, magnesio e fluoro, a seconda della sua origine. Ma siccome non si può vivere di sola acqua, sono consigliabili nell’ordine tè, caffè, latte magro e senza grassi e yogurt da bere, più alcuni prodotti dietici artificialmente zuccherati che forniscono alcuni vantaggi nutrizionali (come i succhi di frutta o di verdura, latte intero e sport drinks).
Il pannello è giunto alla conclusione un po’ sorprendente che è meglio bere una tazza di caffè (senza latte e zucchero ovviamente) rispetto al bere un bicchiere di succo d’arancia. La chiave sembra essere il valore energetico: da solo, il caffè non ha kj ed è ricco di antiossidanti. Mentre il succo è una buona fonte di vitamine, ma da prendere in quantità limitate. La regola generale è più dolce è la bevanda, più kj contiene
Anche l’alcool aumenta il carico kilojoule: Di per sé, l’alcool fornisce circa 29kJ per grammo. Così più forte è la bevanda, maggiore è il numero di kilojoule
dice Irene Labuschagne, dietologa del TIN. Non è solo l’alcool che contiene kilojoule, ma i cocktail sono anche peggio. Un brandy liscio contiene solo 250kJ, ma mescolato con una mezza lattina di Coca-Cola può raggiungere quasi 550kJ.

mercoledì 2 febbraio 2011

Dieta in gravidanza

Nel periodo della gravidanza ogni futura madre deve nutrirsi in modo tale da mantenere se stessa in buona salute e consentire, nel contempo, ai tessuti fetali di formarsi e svilupparsi nella maniera migliore.
L’alimentazione corretta rappresenta uno dei presupposti fondamentali per la corretta evoluzione della gravidanza ed il normale accrescimento del feto, per questo quantità e qualità del cibo devono essere scrupolosamente controllate. Possiamo dire subito però che la dieta in gravidanza non dovrebbe discostarsi molto da quella che dovrebbe essere seguita in ogni altro periodo della vita, con la differenza che l’apporto calorico devo essere leggermente più elevato e che alcuni nutrienti devono essere sempre presenti.
La gravidanza si presenta come un evento biologico particolare durante il quale, mai come in nessun altro periodo della vita, la salute di un individuo dipende strettamente dalla salute di un altro. La nutrizione materna ha un ruolo fondamentale sia sul corso, sia sull’esito della gravidanza. Un buono stato di nutrizione della madre ancor prima dell’inizio della gravidanza, nonché una corretta ed adeguata alimentazione prima e durante il periodo gestazionale, sono condizioni essenziali per la prevenzione di una gran parte delle patologie neonatali.
Questo non significa che la donna in gravidanza deve “mangiare per due” anzi il peso corporeo va sempre monitorato perché non superi certi parametri stabiliti, ma è più ragionevole dire che una donna in gravidanza deve mangiare “due volte meglio”.
Durante la gravidanza la donna ha bisogno di più energia per la formazione di nuovi tessuti da parte del feto, della placenta, per l’aumento della massa sanguigna della madre e del tessuto adiposo. Inoltre il metabolismo di base aumenta nel 2° e 3° trimestre di gravidanza e così il consumo calorico associato ai movimenti della donna cresciuta di peso. Si parla di un costo energetico globale dell’intera gravidanza che varia dalle 40000 alle 80000 kcal.
Esistono alcune categorie di donne a rischio che sono comunque state riconosciute. Ne riporto un elenco:
ü  Donne che utilizzano sempre una dieta carente (diete dimagranti)
ü  Donne con gravidanze gemellari
ü  Donne fumatrici (o che facciano uso di alcol o droghe).
ü  Donne con intolleranza al lattosio
ü  Donne sottopeso o sovrappeso al momento del concepimento
ü  Donne che acquistano troppo o troppo poco peso durante la gravidanza
ü  Donne con scarse risorse finanziarie
Il controllo del peso durante tutta la gravidanza ha lo scopo di assicurare una nutrizione ottimale sia alla madre che al feto. L’aumento ponderale consigliato è compreso tra i 10 e i 15 kg. Chiaramente non esiste un valore assoluto viste le variabili da prendere in considerazione  per ogni singolo caso. Di fondamentale importanza però, è la valutazione del peso prima della gravidanza. La classe di donne con peso nella norma presenta la minore incidenza di patologia ostetrica ed i migliori esiti della gravidanza. Ovviamente le classi più a rischio sono le estreme (grandi sottopeso/sovrappeso).
Grossolanamente si può generalizzare in questo modo:
ü  primo trimestre: aumento di entità trascurabile.
ü  Secondo e terzo trimestre: circa 350/400g a settimana. Soprattutto il 3° trimestre vede un forte aumento per l’accrescimento del feto e della placenta.
L’eccessivo aumento di peso al momento del concepimento o durante il secondo e terzo trimestre comporta un affaticamento per la madre e può predisporre al diabete e alla gestosi.
Cosa è bene mangiare
Zuccheri complessi: Pane (meglio integrale) pasta, riso, cereali, legumi; il loro assorbimento è più lento. Limitare gli zuccheri semplici (dolci, bibite)
Proteine: E’ dovuto alle esigenze della nuova costruzione materna e fetoplacentare. L’incremento è di circa 8-10g/die rispetto alla dose giornaliera raccomandata. Le donne vegetariane che includono nella loro dieta latticini o pesce don dovrebbero andare in contro a carenze nutrizionali con frequenza superiore alle onnivore; maggiori problemi possono incontrare le vegane che invece si nutrono solo di alimenti di origine vegetale: queste necessitano di un’integrazione di proteine, ferro, acido folico, zinco e vitamina B12
Grassi: preferire l’olio extravergine di oliva; limitare il consumo di burro e margarine.
Vitamine e minerali: tutta la frutta meglio se fresca e di stagione, preferibilmente agli spuntini.
Fibre: cereali non raffinati, i legumi, le verdure e la frutta. La cellulosa (assorbe l’acqua ma non si scioglie) contribuisce a regolare le funzioni intestinali, la pectina (crea invece un gel e si scioglie in acqua) riduce l’assorbimento di carboidrati e lipidi. Il consumo giornaliero dovrebbe essere intorno ai 25-30 g/die. Considerando che la gravidanza predispone alla stipsi uno dei rimedi più efficaci resta l’utilizzo di fibra alimentare associata ad un elevato apporto idrico. È bene utilizzare però fibre solubili come il glucomannano che aumenta volume e massa delle feci, le lubrifica con il gel che si forma a contatto con l’acqua, ed è inoltre fermentato dalla flora batterica intestinale svolgendo anche una funzione probiotica. Esistono in commercio anche delle preparazioni “non medicalizzate” a base di glucomannano sottoforma di biscotti, crackers, cioccolato che a parità di efficacia con capsule e bustine risultano maggiormente gradite.
Sale: L’uso del sale dovrebbe essere ridotto per non accentuare la ritenzione idrica e per un miglior controllo pressorio, limitare l’uso anche dei dadi da brodo.
Bevande: in gravidanza si consiglia un’introduzione giornaliera di almeno 2 litri di acqua oligominerale. Durante l’allattamento poi tale quantità dovrebbe essere implementata della quota escreta con il latte pari a 800-1000 ml.
Alcuni semplici consigli
ü  Fare pasti piccoli e frequenti (4-5)
ü  Consumare quantità abbondanti di latte (meglio se parzialmente scremato) come tale o aggiunto ad altri alimenti per il contenuto in proteine nobili, calcio, fosforo, magnesio, vit.A e D.
ü  Consumare quotidianamente proteine ad alto valore biologico (carne, pesce, uova, formaggi, latte). Nelle donne negative al Toxo Test è importante evitare il consumo di carni crude, insaccati o stagionati (es.prosciutto crudo), verdura e frutta non correttamente lavate.
ü  Sostituire spesso la carne con il pesce (2-3 volte/sett) per il suo contenuto in acidi grassi polinsaturi, iodio e per una maggiore digeribilità.
ü  Consumare abitualmente ortaggi e frutta fresca per l’apporto di fibra, vitamine e sali minerali.
ü  Consumare cibi integrali.
ü  No alcol.
ü  Limitare il consumo di caffè, tè, bevande come la Coca Cola in quanto contengono caffeina.
ü  Non eccedere col consumo di cibi dolci.

martedì 1 febbraio 2011

Le diete da evitare a qualsiasi costo

Al giorno d'oggi la maggior parte dei cosiddetti paesi ricchi spende miliardi ogni anno in prodotti dietetici, un quinto dei quali si rivela inefficace. In realtà, tutti sogniamo il prodotto miracoloso, capace di riconciliarci con la bilancia. Sfortunatamente, la realtà è completamente diversa e non vi è alcun mistero: se vi abbuffate, ingrasserete, se vi limitate, dimagrirete. Qualunque sia la dieta che sceglierete, ecco quello che dovete tassativamente evitare.
  • Le diete che vi promettono di perdere 10 kg in due settimane
  • Le diete sponsorizzate da star e personaggi mediatici (in particolare, quelli che appartengono allo show-biz)
  • Le diete che si basano su teorie improbabili
  • Le diete dissociate nelle quali occorre mangiareun solo alimento per 2 settimane, quindi un altro alimento per 3 settimane, e così via
  • Le diete che fanno affidamento su una pillola dal prezzo astronomico, solo perché contiene un principio attivo cosiddetto miracoloso
  • Le diete che vi obbligano a rimanere inchiodate a casa per intere settimane
  • Le diete impossibili da seguire anche se siete piene di buona volontà
  • Le diete secondo le quali potete mangiare di tutto a volontà (c'è qualcosa che non va, non trovate?)
  • Le diete che vi prosciugano il portafoglio.
  • Le diete che erano sparite dalla circolazione e che, un bel giorno (non si sa come) tornano alla ribalta.
  • Le diete che prevedono l'assunzione di pillole e compresse varie.
  • Le diete durante le quali avete l'impressione di essere affamate da mattina a sera.
  • Le diete caldamente sconsigliate dai medici.
  • Le diete che vietano gli alimenti solidi a vantaggio di quelli liquidi.
Quindi ecco il decalogo della dieta per perdere peso in maniera equilibrata:
  • Siate oneste con voi stesse e riconoscete le vostre cattive abitudini alimentari.
  • Smettetela una volta per tutte con le diete assurde.
  • Non paragonatevi agli altri.
  • Consumate 3 pasti al giorno.
  • Mangiate quello che vi piace, ma in piccole quantità.
  • Fate colazione tutti i giorni.
  • Non trasformate i grassi nei vostri nemici giurati.
  • Consumate più proteine.
  • Consumate frutta in quantità ragionevoli.
  • Bevete più acqua.
Tratto da: Anita Naik, "Un corpo da sogno", Morellini Editore