giovedì 2 gennaio 2014

Il microbiota difende dai patogeni intestinali: la scienza studia i meccanismi.

Sono tanti gli elementi che contribuiscono a spiegare come il microbiota possa difendere l’organismo dai batteri patogeni, alcuni dei quali difficili da vincere anche con gli antibiotici.

Su quest’aspetto si concentra un lavoro di Charlie G. Buffie ed Eric G. Pamer, pubblicato su Nature Reviews Immunology, che va a ricercare i punti ancora oscuri di questo fondamentale meccanismo di protezione per l’organismo.


Oggi si sa che il microbiota, ovvero l’insieme di batteri che normalmente vivono nel tubo digerente stabilendosi sulla mucosa e sulla parete intestinale, entra in gioco sia in importanti reazioni metaboliche (basti pensare ad esempio ai recenti studi che ne provano il ruolo nella genesi del diabete e dell’obesità), sia nelle reazioni immunitarie. “Recenti studi – scrivono gli autori della pubblicazione – dimostrano che il microbiota può essere anche “trattato” per la prevenzione delle infezioni, e addirittura diventare uno strumento terapeutico per infezioni da batteri fortemente resistenti agli antibiotici, come l’Enterococcus Faecium resistente alla Vancomicina (un antibiotico d’impiego
molto limitato proprio per la sua capacità di trattare ceppi particolarmente complessi), così come particolari famiglie di enterobacteriaceae e il Clostridium difficile”.


Nel loro studio, gli scienziati affrontano le principali tematiche relative a questo argomento e, in particolare, come aumentare le difese nei confronti di questi germi e quanto la composizione del microbiota possa influenzarle. Oltre che rivalutare il ruolo che una flora batterica intestinale particolare, potrebbe avere nel favorire il trattamento terapeutico di queste infezioni complesse.
“I due lavori recensiti sulle proprietà del microbiota - dice il Prof. Lorenzo Morelli direttore dell’Istituto di Microbiologia presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Piacenza - sono un bell’esempio di yin e yang del microbiota, e dell’importanza di una sua composizione equilibrata.
Il mondo scientifico da anni s’interroga su quale sia la “composizione ideale” del microbiota, cioè il rapporto fra i vari gruppi microbici che lo compongono (alcune centinaia), ma non hanno fino ad ora trovato una risposta. Quello che però è provato da numerosi lavori scientifici è che in situazioni patologiche o di rischio per la salute sono sempre presenti delle evidenti “sproporzioni” fra i gruppi
batterici o fra i geni batterici presenti, il cosiddetto microbioma. 


Si ripropone quindi un vecchio ma sempre valido tema di ricerca per i clinici e i microbiologi degli alimenti: che ruolo possono avere gli alimenti contenenti batteri vivi e vitali nel ridurre il rischio causato da queste “sproporzioni” degli equilibri batterici intestinali? 
Un tema di ricerca aperto da Elia Metchnikoff più di 100 anni fa e poi continuato sotto traccia per decenni e quindi esploso negli ultimi tre decenni ma ancora lontano dall’essere concluso”.
Fonte: Nature Reviews Immunology, ottobre 2013



Il microbiota ai raggi X

Il microbiota è davvero una chiave per difendere al meglio
il benessere dell’essere umano, e anche per questo la sua  
composizione non rimane la stessa per tutta la vita. 


Normalmente, infatti, il rapporto tra batteri anaerobi e 
aerobi è di 1.000 a 1 a favore dei primi, ma nel corso d
ell’esistenza si modifica.  Ad esempio, è  per questo che
nel neonato allattato al seno il microbiota è formato quasi
esclusivamente da bifidobatteri mentre nell’anziano, forse in diretto apporto con
l’invecchiamento, il numero di bifidobatteri cala progressivamente, lasciando spazio ad 

altri ceppi come i lattobacilli, gli enterobatteri, gli streptococchi e i clostridi.
Studiando le feci, che riproducono fedelmente la composizione dell’ultima parte 
dell’intestino si possono, comunque, individuare tre principali gruppi di batteri tipici del 
microbiota sano: 

1. La prima “colonia” è quella dei batteri produttori di acido lattico (bifidobatteri, 
lattobacilli e cocchi);

2. La seconda è formata dagli anaerobi (eubatteri, peptococcaceae, bacteroidaceae e 
altri);

3. La terza è fatta fondamentalmente dai cosiddetti aerobi (enterobatteri, bacilli vari, 
stafilococchi, corinebatteri e funghi). 


Valutando la flora intestinale totale, infine, i germi maggiormente rappresentati sono i 
bifidobatteri, i bacteroides, gli eubatteri, i lattobacilli, gli enterobatteri, gli streptococchi e 
i clostridi.




Comitato Scientifico
Fondazione Istituto Danone