domenica 24 marzo 2013

Giornata mondiale dell’allattamento al seno: 29 marzo

Il prossimo 29 marzo si celebrerà la Giornata mondiale dell’allattamento al seno. Un giorno del quale sottolineare, se ancora ce ne fosse bisogno, l’importanza di questo grande atto d’amore della madre nei confronti del figlio, sia da un punto di vista emotivo che medico.Non dobbiamo mai dimenticarlo: attraverso l’allattamento al seno la donna passa al proprio figlio con il latte materno una protezione importante, fortificando il sistema immunitario del piccolo, ancora debole, con anticorpi importantissimi per il mantenimento della sua salute. Senza contare che questo contatto rafforza molto il legame sociale ed affettivo che si viene a creare tra la madre ed il bimbo.

Ed a proposito di questo, è necessario creare un distinguo tra paesi occidentali e quelli in via di sviluppo. La giornata mondiale dell’allattamento al seno punta a promuovere questo atto in entrambe le situazioni, ma con approcci diversi. Nei paesi in via di sviluppo, spesso le condizioni igieniche nelle quali le persone vivono, la scarsità di cibo ed anche la mortalità derivante dal parto rendono difficile l’allattamento naturale dei bambini. Al contrario di ciò che avviene nella società nella quale viviamo, dove le donne spesso decidono di non allattare il proprio bambino per motivi estetici perché altrimenti rischiano “di rovinarsi il seno”.

Un atteggiamento molto stupido e pericoloso quasi quanto il mancato allattamento per motivazioni ben più gravi. Ecco quindi che la Giornata Mondiale dell’allattamento al seno si rende necessaria per fare il punto della situazione e proporre delle soluzioni valide per tutte le problematiche che portano alla rinuncia di questo atto da parte della donna. Attraverso la sensibilizzazione da una parte ed il supporto diretto dall’altro. Basta fare un giro attraverso le proposte delle diverse associazioni sparse per il globo per comprendere come questa sia la strada giusta da perseguire. Allattare un bambino al seno non è solo un modo per alimentarli ma, lo ribadiamo, è un atto d’amore grandissimo con il quale la donna può continuare a donare vita al proprio bambino.

sabato 2 marzo 2013

Conosciamo la flora batterica intestinale

L’intestino di un soggetto adulto ospita circa 500 specie unicellulari. Queste, quasi tutte batteriche, vengono identificate come ‘flora’ o ‘microflora’ intestinale con funzioni fondamentali e vitali per il benessere e la sopravvivenza stessa dell’individuo.
L’intestino umano, sterile alla nascita, viene rapidamente colonizzato da microrganismi (piogeni, patogeni, funghi e altri più rari organismi unicellulari) fino ad ammontare, in un individuo adulto, a circa 1.000.000.000.000.000 cellule vive.

Lo sviluppo della flora intestinale segue uno schema ben noto: all’inizio l’intestino è sterile nell’utero materno, e subisce la prima contaminazione per via orale a partire dalla flora vaginale materna. Tra il 20° giorno dalla nascita, e fino al 4°-6° mese di vita, si sviluppa una flora primariamente costituita da bifidobatteri. Con lo svezzamento si assiste ad una lenta transizione che condurrà infine il giovane intestino ad una composizione sovrapponibile a quella tipica di un soggetto adulto. Una volta stabilizzata nell’intestino adulto, la flora risulterà essere piuttosto specifica lungo l’asse gastrointestinale differenziandosi tra stomaco intestino tenue e intestino crasso.

Per quanto concerne il trattamento prebiotico, è potenzialmente possibile costituire uno strumento preventivo-terapeutico per le disbiosi in genere, tenendo in attenta considerazione i rapporti quantitativi tra bifidobatteri e batteri lattici che, nel loro insieme, sono il reale bersaglio del trattamento prebiotico (Composizione prebiotica ad alta specificità per lattobacilli e bifido batteri in prevenzione e trattamento delle alterazioni della flora intestinale, F. Di Pierro, A. Callegari, M. Speroni, R. Prazzoli, G. Rapacioli, L’ Integratore Nutrizionale 2009, 12 ).

Largamente riconosciuti dalla comunità scientifica come in grado di influenzare positivamente il benessere intestinale inteso come capacità immunologica, digestiva, di transito, anti-stipsi, anti-diarroica e di assorbimento dei nutrienti, bifidi e lattobacilli possono essere infatti ‘alimentati’ ricorrendo all'uso di fibre prebiotiche, costituendo queste un vero e proprio substrato nutritizio solo per queste due specie batteriche.

Secondo la definizione del Ministero della Salute:

le fibre prebiotiche sono sostanze non digeribili di origine alimentare che, quando assunte in quantità adeguata, favoriscono selettivamente la crescita e l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o che vengono assunti insieme al prebiotico’.

Fibre prebiotiche scientificamente documentate, e quindi impiegabili in sicurezza, per uso umano sono: l’inulina, i galatto-oligosaccaridi (GOS), i frutto-oligosaccaridi (FOS), il lattosaccarosio, le pirodestrine, i soia-oligosaccaridi, i trans-galatto-oligosaccaridi, gli isomalto-oligosaccaridi, il lattilolo, il lattulosio, gli xilo-oligosaccaridi e il polidestrosio.

Degno di nota e rilievo, GOS e FOS sono naturalmente presenti, in rapporto 9:1, nel latte materno. Questo rapporto deve essere ritenuto fondamentale, e quindi mantenuto invariato, se si considera il latte materno come il primo elemento dietetico naturale formante la microflora intestinale bilanciata del neonato.
Le alterazioni della flora intestinale, secondarie ad IBS, antibiotico-terapia, sbilanciamenti dietetici, stress, colite, diarrea ad eziologia varia, etc, vengono oggi trattate principalmente con farmaci (principalmente OTC) e/o integratori alimentari contenenti ingredienti probiotici e/o prebiotici. Oltre ad essere un valido principio attivo, le fibre prebiotiche hanno il grande vantaggio di essere facilmente stabilizzate all'interno del formulato finitoPer esse, inoltre, non deve essere verificata la vitalità dopo il superamento della barriera gastrica e di quella biliare e, soprattutto, non devono essere eseguiti test per verificarne la capacità colonizzante. Anche lo svantaggio, non certo loro esclusivo, di provocare gonfiore, meteorismo e flatulenza può essere poi modulato razionalizzando i dosaggi e le posologie giornaliere.

Nonostante ciò, l’attivo a funzione prebiotico non viene considerato con l’attenzione che, quindi, meriterebbe.